Ho sottoposto al Governo, tramite un’interrogazione, il problema relativo agli sversamenti illeciti di reflui di origine fognaria nel fiume Ostone che giungono ad inquinare il mare di Marina di Lizzano e che, secondo quanto affermato da organi di stampa e associazioni ambientaliste, sono anche causa di inquinamento del fiume, dei terreni adiacenti e delle falde acquifere sottostanti.
In particolare, ho chiesto al Ministro dell’ambiente di verificare il grado di inquinamento che gli sversamenti possono causare al tratto di mare di Marina di Lizzano dove sfocia il fiume Ostone e di porre in essere, conseguentemente, tutti gli eventuali provvedimenti volti a tutelare l’area marina prospiciente e le specie protette che popolano il Sito di interesse comunitario «Posidonieto Isola di San Pietro — Torre Canneto», protetto dalla Rete Natura 2000.
Ho sottoposto la vicenda al Governo, chiedendo di verificare i fatti che cittadini e associazioni ambientaliste lamentano da tempo, anche perché gli atti criminosi sembrano persistere nonostante siano già stati oggetto di indagini che hanno portato all’identificazione di alcuni dei soggetti responsabili e al loro deferimento all’autorità giudiziaria.

Di seguito riporto il testo dell’interrogazione. Qui il link all’atto pubblicato dalla Camera dei Deputati.

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Questa, invece, è la mappa interattiva del SIC “Posidonieto Isola di San Pietro – Torre Canneto” contenuta sul sito dell’ European Environment Agency – Unione Europea e che mostra i SIC protetti dalla rete Natura 2000 sui quali il Ministro dell’ambiente ha competenza ad intervenire.

Potete esaminarla seguendo QUESTO LINK.

L’Agenzia dell’Unione Europea mette a disposizione tutti i dati relativi all’area protetta sia dal punto di vista normativo che tecnico-scientifico.

Dall’analisi della mappa si rileva la presenza del SIC “Posidonieto Isola di San Pietro – Torre Canneto” che per quanto sia distante dalla costa pugliese potrebbe risentire pericolosamente dell’inquinamento causato dallo sversamento a mare.

Il SIC pugliese è sottoposto alla Direttiva 92/43/CEE “Habitat” ovvero la Direttiva del Consiglio del 21 maggio 1992 “Conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche” che potete leggere CLICCANDO QUI.

Scopo della Direttiva Habitat è “salvaguardare la biodiversità mediante la conservazione degli habitat naturali, nonché della flora e della fauna selvatiche nel territorio europeo degli Stati membri al quale si applica il trattato” (art 2). Per il raggiungimento di questo obiettivo la Direttiva stabilisce misure volte ad assicurare il mantenimento o il ripristino, in uno stato di conservazione soddisfacente, degli habitat e delle specie di interesse comunitario elencati nei suoi allegati.

La Direttiva è costruita intorno a due pilastri: la rete ecologica Natura 2000, costituita da siti mirati alla conservazione di habitat e specie elencati rispettivamente negli allegati I e II, e il regime di tutela delle specie elencate negli allegati IV e V.

La Direttiva stabilisce norme per la gestione dei siti Natura 2000 e la valutazione d’incidenza (art 6), il finanziamento (art 8), il monitoraggio e l’elaborazione di rapporti nazionali sull’attuazione delle disposizioni della Direttiva (articoli 11 e 17), e il rilascio di eventuali deroghe (art. 16). Riconosce inoltre l’importanza degli elementi del paesaggio che svolgono un ruolo di connessione ecologica per la flora e la fauna selvatiche (art. 10).

Il recepimento della Direttiva è avvenuto in Italia nel 1997 attraverso il Regolamento D.P.R. 8 settembre 1997 n. 357 (pdf, 53 KB) modificato ed integrato dal D.P.R. 120 del 12 marzo 2003 (pdf, 61 KB).