Non mi stupisce che la rosa dei papabili per il Quirinale sia composta da soliti noti -eccezion fatta per qualcuno- d’età avanzata, nomi triti e ritriti nelle precedenti Repubbliche. Non commento neppure lo slancio pubblicitario (anzi, di vera e propria propaganda politica) avuto dalla giornalista di Report, Milena Gabanelli, nel servizio in onda ieri sera su

©Immagine Google
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Rai3. Sono pienamente d’accordo con Giogia Meloni e con la sua proposta di nominare una persona esterna ai Palazzi romani, che non abbia mai avuto “mani in pasta”, ancor più se donna. Certo, se il sol fatto di aver inserito tra i 10 nomi proposti dai grillini ha portato la Gabanelli a passare dal giornalismo alla politica d’inchiesta (esibizionista), l’inizio è già viziato. L’odore (o la fame) di potere dev’essere debellato sin dal principio: non è ammissibile proporsi come novità ed avere tutti i requisiti del vecchio costume e delle vecchie abitudini. Spero per il Quirinale una figura di cultura, di spessore, che si sia distinta per meriti nel corso di tutta la sua vita e non sia mai stata succube di logiche e tattiche di burattinai dei piani alti.