Nel corso dell’intervista di ieri mattina con Annalisa Chirico, nel programma da lei condotto su Radio 1 Rai, ho affrontato i temi più attuali in ambito sanitario e politico: è stata un’occasione per fare chiarezza ancora una volta su cosa abbiamo fatto e stiamo portando avanti in questo primo anno di Governo, con alcuni commenti scaturiti all’indomani dell’intervento della Presidente del Consiglio Giorgia Meloni alla Camera.

Abbiamo parlato di nuovo di finanziamenti in sanità, perché il mantra della sinistra sui presunti tagli applicati dal nostro esecutivo al sistema sanitario pubblico italiano non accenna a spegnersi, sfidando l’incontrovertibilità dei numeri della Legge di Bilancio 2024, che ho già avuto modo di spiegare qui e che dicono esattamente il contrario.

Non torno quindi sulle cifre destinate a ri-alimentare – dovremmo forse dire “rianimare” – il già esanime fondo sanitario nazionale, oltremodo depauperato nell’ultimo decennio di tagli lineari, ma mi soffermo su un punto che anche il Ministro Giorgetti ha richiamato nella stessa mattina di ieri in un suo intervento: spendere, ma farlo con “accortezza”.

Ma ancor prima direi: spendere. Ne è esempio la querelle che è montata contro il Governo e il Ministero della Salute in queste settimane sul mancato rifinanziamento del fondo per i disturbi della nutrizione e dell’alimentazione.

Anche su questo ho provato a fare chiarezza nell’intervista radiofonica: premesso che le prestazioni per la cura dei disturbi come anoressia e bulimia sono incluse nei nuovi Livelli Essenziali di Assistenza, con un pacchetto di ulteriori servizi che si sommano a quelli già erogati a carico del SSN (32 prestazioni in tutto) e che quindi l’assistenza ai disturbi dell’alimentazione diventerà da quest’anno strutturale, dai dati delle relazioni intermedie presentate da un apposito comitato tecnico-scientifico, si evince che le Regioni e le Province autonome hanno impegnato il 59% del finanziamento finora erogato e speso solo il 3%.

Nonostante ciò, il Governo Meloni stanzierà con il prossimo Decreto Milleproroghe altri 10 milioni di euro per mantenere il fondo e certamente non lasciare soli i tantissimi pazienti affetti dai disturbi dell’alimentazione (molti di loro giovani e adolescenti) fino all’entrata in vigore dei nuovi LEA, prevista entro il primo semestre di quest’anno.

Ma il tema su cui lavorare, torno a dirlo, è programmare e ottimizzare, monitorando il corretto impiego delle risorse, concentrandole dove necessario e affiancando quanti sono deputati a investirle affinché ciò accada e nel più razionale dei modi.

Questa è la discontinuità che vogliamo imprimere con la nostra azione, senza ideologie, senza preconcetti, ma con i fatti e il buon senso.

Lo abbiamo dimostrato sul divieto di produzione e importazione di carne coltivata, decisione che l’Italia ha preso per prima in Europa e su cui stanno convergendo anche altri Stati come Austria e Francia e che si basa sul principio di precauzione e tutela della salute dei cittadini, senza limitare la ricerca.

Lo stesso vale per la riflessione sulla programmazione del fabbisogno di personale sanitario, che negli ultimi dieci anni almeno si è rivelata sbagliata e che porta ora a carenze di medici e infermieri, su cui stiamo cercando di lavorare. Da un lato, abbiamo allargato le maglie degli accessi alle facoltà di medicina e alle scuole per la professione infermieristica e dall’altra anticipiamo l’ingresso in corsia dei giovani medici (come avviene già in altri Paesi), per offrire prime prestazioni di salute che poi possono essere implementate nel tempo.

Di tutto questo ho discusso nel mio intervento di ieri che vi invito ad ascoltare, se vorrete.

Avanti tutta, sempre.