Il mio appello al Governo è quello di potenziare, in termini di ampliamento delle risorse già nella prossima Legge di bilancio, il Piano nazionale per l’edilizia scolastica al fine di garantire maggiore accessibilità agli asili nido, e quindi maggiore copertura e servizi ampliandone l’offerta soprattutto nel Mezzogiorno, e puntando a rendere l’accesso completamente gratuito nonché aumentando i contributi per le forme di assistenza domiciliare in favore di bambini con meno di tre anni affetti da gravi patologie croniche.

Mi batterò con Fratelli d’Italia per presentare emendamenti in tal senso.

Lo ribadisco proprio alla luce dei dati che ci consegna il recente rapporto di Cittadinanza Attiva sugli asili nido, ed in particolare sull’accessibilità, sui costi e sui servizi, che evidenziano le solite, annose e inaccettabili disparità tra regioni del nord e del sud. In termini di accesso al nido e ai servizi integrativi l’Italia è ancora distante dagli obiettivi stabiliti in sede UE che chiedono ai paesi membri di garantire una copertura di almeno il 33%.

1 bambino su 4 non ha accesso agli asili nido. I posti disponibili sono 320.296, i bambini oltre 1,5 milioni. Copriamo a stento il 21,7% della potenziale utenza a livello nazionale.

Troppo poco.

Irritante in termini di copertura del servizio è, come detto, il dato relativo al solito divario tra regioni del nord e del sud. Sotto la media nazionale ci sono 6 regioni del Mezzogiorno: Campania (6,7%), Calabria (8,8%), Sicilia (9,3%), Puglia (13,6%), Basilicata (14,2%), Abruzzo (19,9%).

Se osserviamo i dati relativi ai costi, invece, rileviamo una maggiore spesa per pagare le rette mensili al Nord rispetto al Sud anche se con un accesso ai servizi maggiore.

Una particolare riflessione sarebbe da fare sulla messa in sicurezza di tutti gli edifici pubblici e ovviamente e prima di tutto di quelli scolastici.

Ho già affrontato questo tema in un’interrogazione parlamentare e la gravità della situazione è stata già evidenziata dalla Corte dei conti che ha espresso forte preoccupazione per l’incompleto e lento adeguamento alla normativa vigente e ha rilevato la gravità della mancata messa a norma dal punto di vista sismico per molti, troppi edifici scolastici.

Ricordo che la Corte dei Conti ha evidenziato, infatti, che su 39.847 scuole ben 17.160 (43 %) risulta in zona sismica 1 e 2 (cioè dove possono verificarsi terremoti, rispettivamente fortissimi e forti) e oltre il 50 % di questi risulta risalire a prima dell’entrata in vigore della normativa antisismica (1976) e solo il 21% delle scuole presenti in queste aree risulta conforme alla normativa tecnica di costruzione antisismica.

Su questa ultima problematica ho chiesto più volte al Governo di agire, prima che sia troppo tardi.