Vi sottopongo gli ultimi dati sulla diffusione della COVID in Italia, in particolare la comparazione tra la settimana che va dal 7 al 13 ottobre e la precedente.

Si rileva un incremento esponenziale nel trend dei nuovi casi (35.204 vs 17.252) a fronte di un moderato aumento dei casi testati (505.940 vs 429.984) e di un netto incremento del rapporto positivi/casi testati (7% vs 4%).

Dal punto di vista epidemiologico crescono i casi attualmente positivi (87.193 vs 60.134) e, sul fronte degli ospedali, impennata dei pazienti ricoverati con sintomi (5.076 vs 3.625) e in terapia intensiva (514 vs 319). Crescita costante anche sul fronte dei decessi (216 vs 155).

 

 

In dettaglio, rispetto alla settimana precedente, si registrano le seguenti variazioni:

Decessi: +61 (+39,4%)
Terapia intensiva: +195 (+61,1%)
Ricoverati con sintomi: +1.451 (+40%)
Nuovi casi: +35.204 (+104,1%)
Casi attualmente positivi: +27.059 (+45%)
Casi testati +75.956 (+17,7%)
Tamponi totali: +102.881 (+14,4%)

Si rileva, in maniera evidente, un raddoppio dei nuovi casi, a conferma di un incremento esponenziale che si riflette anche sulla curva di pazienti ospedalizzati con sintomi e in terapia intensiva.
L’impennata dei contagi ha determinato un’espansione a macchia d’olio dei casi attualmente positivi che hanno raggiunto il numero di 87.193.

Ci sono differenze tangibili a livello territoriale, comunale e regionale, al 13 ottobre, rispetto ad una media nazionale di 144 casi attualmente positivi per 100.000 abitanti; il range varia dai 41 della Calabria ai 205 della Valle D’Aosta.
Cosa preoccupante è che si assiste ad un’impennata sia della curva sia dei ricoveri che delle terapie intensive, aumentati rispettivamente di 1.451 (+40%) e di 195 unità (+61,1%).

La percentuale complessiva di pazienti ospedalizzati sul totale dei casi attualmente positivi, rispetto ad una media nazionale del 6,4%, oscilla dal 2,6% del Friuli-Venezia Giulia al 10,2% della Liguria.
Nell’ultimo mese si è delineato un trend in lento ma costante incremento dei pazienti deceduti: da 70 a 216 per settimana, per fortuna non lontanamente paragonabile ai numeri di marzo grazie all’affinamento delle cure farmacologiche (antivirali, eparina a basso peso molecolare).

In sintesi i dati sono preoccupanti perché le ospedalizzazioni ed i ricoveri in terapia intensiva, che fino all’altra settimana erano bassi pur in presenza di un numero crescente di contagiati, nell’ultima settimana crescono esponenzialmente. Data la disomogeneità nella distribuzione geografica dei contagiati e delle ospedalizzazioni si confida in politiche restrittive a livello regionale e comunale e non indifferenziate e generalizzate.

Le relazioni desecretate del comitato tecnico scientifico (CTS) ci hanno rivelato che i tecnici avevano suggerito la possibilità del lock down solo nelle 14 province interessate dall’infezione da COVID E NON IN TUTTA ITALIA ed in zone, come il meridione, che non erano state colpite, di fatto, dall’attacco del virus.
(Fonte studio indipendente Gimbe)