Una manovra che mantiene le promesse, nonostante le crisi internazionali e la difficile congiuntura economico-sociale. Una manovra realistica, che fissa punti fermi essenziali e che tiene la sanità in cima alla lista delle priorità.

Serietà, concretezza, coerenza.

Sono questi i principi che stanno guidando l’operato del Governo Meloni dal primo giorno di insediamento e che ritroviamo nella proposta di legge di bilancio per il 2024.

Sulla scia delle ultime previsioni di spesa del Paese per il prossimo triennio sono state dette molte cose, provocatorie e sbagliate.

Che questo Governo vuole imporre tagli alla sanità. Che questo Governo non crede nella sanità pubblica.

Agli attacchi di chi non vuole ricordare di essere stato il vero artefice dei tagli lineari al SSN dell’ultimo decennio, preferiamo rispondere con i fatti e le cifre giuste.

Partiamo con il primo segno “+” del disegno di legge di bilancio: 3,3 miliardi aggiuntivi sul Fondo Sanitario Nazionale, che si sommano ai 2,3 già previsti nella precedente manovra – sempre a firma di questo Governo.

Un totale di 5,6 miliardi di aumento al sistema sanitario nazionale pubblico italiano.

Che diventeranno 6,6 miliardi nel 2025.

Passiamo l’evidenziatore su un altro punto fermo: li abbiamo chiamati eroi in pandemia, eppure da allora il rinnovo del contratto nazionale per i medici giaceva ingiustificatamente.

Nella prossima finanziaria invece vengono impegnati 2,3 miliardi per aumentare le remunerazioni del personale medico dipendente del Servizio Sanitario Nazionale.

Anche in questo caso, dalle parole vogliamo subito passare ai fatti.

In questo primo anno di Governo, infatti, abbiamo individuato che una delle leve per continuare a rendere attrattivo il sistema sanitario pubblico è remunerare meglio chi vi lavora con competenza e dedizione.

E quindi l’abbiamo messo sul piatto, vincolando le risorse per essere certi di garantire ai medici ciò che gli è dovuto.

Non sono soldi per la sanità pubblica, quelli stanziati per chi la realizza in corsia e sul campo?

In manovre ben più ricche di questa, prima di noi c’era chi ha tagliato i fondi per la sanità, noi abbiamo deciso di tagliare le liste d’attesa. Per le quali abbiamo previsto il rifinanziamento alle Regioni di 520 milioni di euro e contemporaneamente l’incremento della tariffa oraria delle prestazioni aggiuntive svolte da medici e infermieri per abbatterle.

Le critiche non ci fermano, se costruttive certamente aiutano.

Le bugie invece nuocciono in primis agli italiani, per i quali il nostro impegno è sempre massimo e determinato.