Continua a imbarazzare la Puglia e l’Italia intera la corte del Magistrato Michele Emiliano: agli onori della cronaca balzano ogni giorno arresti per corruzione, mazzette, voto di scambio. Nel silenzio, invece, il governatore della Puglia. Chissà se per l’imbarazzo o per l’assoluta certezza che lui tutto può. La strategia del “cado dal pero”, finora, l’ha aiutato a restare al suo posto impunito: eppure una responsabilità, quantomeno morale, il presidente ce l’ha e deve offrirla sul tavolo dei pugliesi perbene, condannati a quella vergogna quotidiana che non rende giustizia ad una regione che potrebbe vivere di ricchezze territoriali e dignità del marchio. La scelta di ciascuno dei suoi uomini si rivela fallimentare: la gestione della regione è nelle mani di presunti corrotti e dalla condotta morale deprecabile. Una sequela di azioni contra legem che Emiliano sminuisce o alleggerisce nelle sue dichiarazioni, e che consegna così un’idea di impunità tale che ogni giorno indagano o arrestano uno dei suoi. È forse giunta l’ora di chiudere questo capitolo e di rassegnare le dimissioni, considerando che la sua attività di governo -come dimostrano le telecamere che registrano le sedute dei Consigli regionali- è poco settata sui lavori d’Aula e sulla politica e più proiettata alla gestione e all’arricchimento della rete di potere utile solo alla perenne campagna elettorale personale. Un magistrato dovrebbe dare l’esempio, attorniarsi di gente che vive nella legalità, garantire un governo limpido e specchiato, non invece sguazzare nelle inchieste e negli arresti. Tenuto anche conto che, se la stessa condotta l’avesse avuta un presidente di centrodestra, a quest’ora l’avremmo visto lapidato in pubblica piazza. Emiliano sa vincere le elezioni? Col suo metodo saprebbero vincerle tutti.