In un anonimo pomeriggio di una domenica meterologicamente “strana” di maggio, mi raggiunge la notizia della scomparsa di Lucio Albergo, storica figura della destra barese.

Un serie di sensazioni mi assalgono insieme al dolore. Cerco faticosamente di snodarli e rielaboralrli e capisco che il sentimento che più mi pervade è la nostalgia.

Si egoisticamente penso agli anni che furono. Penso a me poco più che ragazzino. E penso a lui, Lucio, autentico punto di riferimento degli universitari non conformisti, capace di mille e più battaglie, vulcanico, eclettico, unico. Uomo che definire di destra sarebbe riduttivo. Lo ricordo in Consiglio comunale a dare battaglia alla partitocrazia, lo ricordo all’ università a dare il benvenuto alle matricole, lo ricordo in piedi su un improbabile “tre ruote” a comiziare nei quartieri popolari di Bari.

Ed egoisticamente mi viene in mente la destra diffusa, la destra eclettica barese che riusciva ad essere goliardica ed istituzionale, irriverente e di governo, popolare e sociale, divertente e maledettamente seria. Una nostalgia per quella “Comunità miracolo” (cit. Tatarella) che riusciva nonostante noi e nonostante tutto ad essere maggioranza.

Ciao, anarchico universitario barese. Ti mancavano, se non ricordo male, tre esami alla laurea. Ho il sospetto che quegli esami tu non li abbia mai voluti sostenere per restare legato a vita ad un mondo, il nostro mondo. Sei riuscito ad uscire dalla scena terrena da universitario. Immagino il tuo ingresso in paradiso declamando, con il tuo tono di voce unico, la tua matricola e stai attento… magari in cielo ti aspetta una laurea ad honorem.
Non riufiutarla. Te la meriteresti!